Virus sinciziale: cos’è e come affrontarlo

Il virus respiratorio sinciziale quest’anno è arrivato in anticipo rispetto agli anni scorsi e ha già colpito molti bambini, portando a ricoveri per polmoniti o bronchioliti acute. In questi casi il ruolo dei genitori è fondamentale, perché devono accorgersi subito (e subito contattare il pediatra) quando vedono che i figli, specialmente quelli di pochi mesi, hanno i sintomi che vi andiamo a citare.

Virus respiratorio sinciziale: di cosa parliamo?

Il virus respiratorio sinciziale, o VRS, è un patogeno respiratorio molto comune, che non fa distinzioni di età, ma che colpisce in modo più grave i bambini nei primi 2 anni di vita. Può dare un raffreddore, ma quando il bimbo è molto piccolo, può arrivare velocemente a trasformarsi in bronchiolite o polmonite. I sintomi sono tosse secca e stizzosa, febbre, raffreddore, ma possono comparire anche difficoltà respiratorie, apnea e nei piccolissimi si può arrivare a distress gravissimi e nel peggiore dei casi alla morte. Sono più a rischio i bimbi prematuri, chi ha meno di 2 anni e ha displasia broncopolmonare, oppure cardiopatie congenite o altre malattie respiratorie e muscolari croniche. Il virus si trasmette velocemente da una persona all’altra, per via respiratoria, ma anche attraverso le mani, può resistere per molte ore sulle superfici ed è la  prima causa di ricovero dei bambini sotto i due anni nel periodo epidemico da ottobre-novembre  a marzo-aprile .

Cosa devono fare i genitori

Ci sono dei segnali di allarme fondamentali che non possono essere sottovalutati: il primo è il fatto che il bambino diventa inappetente. Massima attenzione al respiro veloce e affannato, se la fossetta tra collo e sterno diventa più accentuata, agli episodi di apnea. Il quadro clinico ma monitorato momento per momento insieme al pediatra: la presenza di un saturimetro in casa (che di questi tempi hanno in molti) permette di verificare con certezza lo stato di ossigenazione del bambino. Ma se ci sono tutti questi sintomi non bisogna esitare ed è necessario andare in ospedale, perché il piccolo, soprattutto se di pochi mesi, potrebbe avere necessità di somministrazione dell’ossigeno.

Nel dubbio, chiamate sempre il pediatra.

La malattia non ha un vaccino: è fondamentale prevenire il contatto del bimbo con chi non sta bene, pulire tutto al meglio, igiene delle mani, eventuale uso di mascherine, evitare esposizione al fumo di sigaretta e tenere sempre sotto controllo il suo stato di salute. Per i soggetti a rischio (prematuri, cardiopatici, ecc.) nel primo e a volte nel secondo anno di vita, in via preventiva vengono sono efficaci le immunoglobuline iperimmuni iniettate mensilmente nel periodo  epidemico.

Vuoi approfondire questa tematica? Chiedi informazioni al Pediatra, dott. Paolo Perri

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