Tritest in gravidanza: a cosa serve e quando farlo

Il Tritest è uno dei test di screening più conosciuti tra quelli che si fanno a inizio gravidanza: questo nello specifico serve a indagare la Trisomia 21 (o sindrome di Down) e altre alterazioni.

Test prenatali non invasivi: il Tritest

Il tritest è un esame di screening prenatale non invasivo che consiste nel dosaggio, tramite prelievo di sangue eseguito sulla madre, di alcune sostanze prodotte dal metabolismo feto-placentare, ovvero: alfafetoproteina; estriolo non coniugato; HCG (gonadotropina corionica). Da questo test emergono dei valori che poi devono essere collegati con alcune caratteristiche della mamma, come età ed etnia, se è fumatrice o meno, quanto pesa e quali patologie presenta. Il risultato di questo incrocio di valori e analisi fornisce alla mamma in attesa una percentuale che indica la probabilità di alcune anomalie cromosomiche del feto. Non parliamo di una CERTEZZA: ma si una PROBABILITA’. Nello specifico, il tritest è in grado di individuare con una buona percentuale di successo la sindrome di Down e, con una attendibilità inferiore, anche la sindrome di Edwards (trisomia 18) e i difetti di chiusura del tubo neurale come spina bifida, onfalocele, gastroschisi eccetera.

Tritest in Gravidanza: quando farlo?

Si consiglia di eseguire il Tritest tra 15 e 18 settimane di gravidanza. Viene proposto alle donne che scelgono di non compiere approfondimenti prima di quest’epoca gestazionale: i valori devono pii essere fatti valutare al professionista di riferimento. Valori alterati? I motivi possono essere gravidanza gemellare, errore nella datazione della gravidanza e altri problemi cromosomici.

Tritest o bitest? Ecco le differenze

Abbiamo già spiegato in cosa consiste il Tritest: invece il bitest (o test combinato) consiste nel dosaggio, tramite prelievo alla donna,  FREE-B-aHG e di PAPP-A. A questi valori viene associato quello della traslucenza nucale (ecografia che permette di valutare il rischio di anomalie cromosomiche nel feto misurando lo spazio tra nuca e colonna vertebrale), oltre che l’età materna e altri eventuali fattori di rischio mostra le probabilità che ci siano alterazioni cromosomiche a partire dall’11esima settimana. Le differenze sostanziali tra bitest e tritest sono il  periodo della gestazione in cui è indicato eseguire il test, i dosaggi ematici necessari per la valutazione, la presenza della translucenza nucale, necessaria per il bitest, ma priva dello stesso valore predittivo nel caso del tritest, l’affidabilità, poiché il bitest ha una maggiore sensibilità e specificità e quindi una capacità maggiore e un margine di errore inferiore nell’individuare i bambini che hanno patologie.

Bisogna sempre ricordare però, che questi test hanno un margine di errore e che, in caso di esito positivo a problemi cromosomici, sarà comunque necessario approfondire ulteriormente lo stato di salute del feto.

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