Ogni bimbo pronuncia questa frase: o magari lo fa capire ai genitori perché è ancora troppo piccolo per parlare. Le esperienze che spaventano i nostri bimbi variano da età a età e da bambino a bambino. Fino a sei mesi i piccoli sono spaventati ad esempio da rumori troppo forti, dopo i sei mesi inizia a spaventarli staccarsi dalla mamma o incontrare figure sconosciute. A due e tre anni arrivano ancora nuovi motivi di ansia, legati al vissuto quotidiano e così si può iniziare ad avere paura del medico, o magari degli animali domestici. Qualche bimbo inizia ad avere paura del mare o di fare il bagno.
A queste paure legate a vissuti concreti, si aggiungono poi quelle che vedono protagoniste situazioni fantastiche o immaginate: i lupi, i fantasmi, il mostro dentro l’armadio, la maglietta appesa alla sedia che prende forme sinistre. Infine si arriva ad avere paura della morte, di perdere i genitori, di perdersi in luoghi sconosciuti.
Tra i 6 e i 10 anni appaiono delle paure che, al contrario delle precedenti, possono essere più durature, come quelle degli insetti e dei serpenti, dei ladri e dei rapinatori, delle iniezioni e del sangue, di poter essere vittime di incidenti o di essere abbandonati dai genitori. Le situazioni che non rientrano le esperienze abituali possono spaventare.
Anche l’adolescenza ha le sue paure, e sono tante: ma ormai difficilmente le si confessa ai genitori. La paura di essere respinti dal gruppo, di parlare in pubblico, di fare gaffe, dei ragazzi o delle ragazze.
Come, noi genitori, possiamo intervenire in tutto questo?
La prima cosa da fare è mantenere la calma davanti al bimbo spaventato. Accettare il fatto che avere paura è normale e dirglielo, ma allo stesso tempo comunicare che le paure possono essere superate. Il coraggio e la fiducia nascono dalla conoscenza e dalla competenza: se gli restiamo accanto e gli spieghiamo le cose, nostro figlio può iniziare a capire come funzionano e a smettere di averne paura. Ovviamente ogni esperienza deve essere commisurata all’età: no a cose che fanno davvero paura, come i certi film , prima di una certa età. Se devono esserci situazioni particolari, come il ricovero di un genitore, le cose vanno comunicate con largo anticipo.
È importante dare il buon esempio: vedere noi che accarezziamo un cagnolino potrebbe portarlo a immaginare che gli animali non siano così spaventosi come pensa. Magari si può disegnare insieme quello che spaventa e poi accartocciare il foglio e buttarlo.
Con i più grandi invece la migliore strategia resta la comunicazione. Spiegare che ci si è già passati e che anche i momenti più “spaventosi” si possono superare. Magari affrontando insieme il mondo con un pizzico di ironia. Che ne pensate?