Le ossa dei bambini hanno ancora possibilità di crescere in lunghezza. Ciò avviene grazie alla cartilagine di accrescimento o piatto di crescita, una zona dell’osso particolarmente fragile e per questo soggetta a possibili fratture in età pediatrica. Vediamo cos’è la frattura del piatto di crescita e perché non va sottovalutata.
FRATTURA DEL PIATTO DI CRESCITA: DI COSA SI TRATTA
Nota anche come distacco epifisario, la frattura del piatto di crescita è una lesione che interessa i bambini e si verifica in corrispondenza del piatto di crescita.
Il piatto di crescita o fisi o cartilagine di accrescimento è l’ultima parte delle ossa di un bambino a ossificare ed è ciò che consente alle ossa di allungarsi fino a quando il bambino non raggiunge l’altezza definitiva. Le ossa dei bambini, infatti, al contrario degli adulti, hanno ancora la possibilità di crescere.
FRATTURA DEL PIATTO DI CRESCITA O DISTACCHI EPIFISARI: LE CAUSE
I distacchi epifisari rappresentano circa il 20% di tutte le lesioni scheletriche del bambino e sono più frequenti nei maschi, specie nella seconda infanzia. Possono verificarsi a seguito di traumi diretti o indiretti a causa della vulnerabilità della zona: la cartilagine di accrescimento è infatti localizzata nella zona più fragile dell’osso, tra la metafisi e l’epifisi. I distacchi epifisari non sono da sottovalutare poiché dal corretto funzionamento della cartilagine d’accrescimento dipendono la lunghezza e la forma dell’osso maturo. Quindi un corretto e tempestivo trattamento è fondamentale al fine di ridurre il rischio di futuri problemi d’accrescimento dell’arto.
FRATTURA DEL PIATTO DI CRESCITA: DIAGNOSI E TRATTAMENTO
Le fratture della cartilagine di accrescimento sono sospette quando il bambino lamenta dolore persistente e presenta gonfiore localizzato o quando non riesce a muovere l’arto leso. La diagnosi avviene mediante una radiografia standard in due proiezioni (lastra) e generalmente è sufficiente per identificare il tipo di lesione. Qualora fossero necessari maggiori dettagli, il medico potrà sottoporre il bambino ad altri esami di diagnostica per immagini come la risonanza magnetica (RM) o la tomografia computerizzata (TC). Per quanto riguarda il trattamento, questo dipende dal tipo di distacco epifisario, dal suo grado di scomposizione, dalla sua localizzazione e dall’età del bambino. Il trattamento prevede la riduzione della frattura, ovvero il riallineamento dei monconi fratturati attraverso manovre incruente o, nei casi più gravi, mediante intervento in sala operatoria.
Una volta ottenuto il riallineamento è importante stabilizzare il distacco epifisario, o tramite gesso nelle lesioni più stabili oppure mediante l’inserimento di fili metallici. Seguiranno controlli periodici, il primo generalmente a distanza di 4 settimane, per alcuni anni dopo la guarigione al fine di verificare la normale ripresa della funzione della cartilagine di accrescimento.