Fasi di crescita: perché a volte i bambini regrediscono?

Parliamo ora dello sviluppo del bambino cioè l’acquisizione delle competenze che si verificano dalla nascita. Alcune competenze vengono acquisita addirittura prima della nascita durante la vita intrauterina. (esempio il riconoscimento della voce o dell’odore della mamma). Siamo abituati a considerare il nostro percorso di vita e quello dei figli come una linea continua che viaggia di volta in volta verso una meta differente: adesso il nostro bimbo dirà la prima parola e poi inizierà a parlare e poi diventerà autonomo nell’uso del vasetto etc.

Eppure questa visione non è del tutto corretta: e i momenti in cui non viene rispettata e il piccolo ritorna sui suoi passi (aveva iniziato ad usare il vasetto ed ora ha di nuovo bisogno del pannolino) diventano situazioni di crisi che i genitori fanno fatica a gestire. Il fatto di fare qualche passo indietro prende un aspetto anomalo, ci si preoccupa: la verità è che il mondo della crescita del bambino è complesso e non è assolutamente lineare come siamo portati ad immaginarlo. L’ambiente in cui vive il bambino ha una grande importanza al riguardo. Sono gli stimoli non solo psichici, che provengono dall’ambiente in cui vive il bambino ad influire sulle caratteristiche costituzionali (genetiche) del bambino. E tutto ciò è particolarmente evidente nei primi mille giorni di vita ad iniziare dal concepimento.

Il suo corpo cambia in continuazione e lui deve imparare a gestire tutte le novità ambientali e psichiche, oltre a  tutte le capacità che acquisisce con il tempo. Questo assestamento a volte può portarlo a fare qualche “passo indietro” rispetto a quelli già fatti in avanti. Se nasce un fratellino o una sorellina e se per esempio i genitori sono molto ansiosi mentre il bimbo inizia a fare i primi passi, egli potrebbe sentirsi meno sicuro, meno incoraggiato, potrebbe appunto aver bisogno di più tempo per trovare la forza di superare le paure di chi ha intorno.

Andando più avanti con l’età si potrebbe fare lo stesso ragionamento sui bambini molto bravi a scuola che improvvisamente si trovano ad essere un po’ meno bravi: invece di chiedersi cosa gli sta succedendo ci si potrebbe chiedere a cosa può servire quel momento di calo. Magari le energie che prima erano tutte concentrate sugli studi servono adesso ad affrontare nuove avventure!

Come aiutare allora un figlio che si trova a “regredire”? Innanzitutto non stigmatizzando troppo quello che sta accadendo, non facendo concentrare tutta la famiglia su quella situazione. Se è abbastanza grande se ne può parlare con lui, senza giudizi negativi, incoraggiandolo perché è importante sostenere ed aumentare la sua autostima. Magari ci sono altri cambiamenti in corso che ci permettono di capire quello che sta succedendo.

In ogni caso è importante sottolineare ancora che la crescita non è un’avventura semplice e lineare e quindi genitori e figli devono accettare questa imprevedibilità: il bambino deve poter procedere a balzi, soste e retrocessioni, evitando che i grandi possano forzarne un ritmo già stabilito.

Solo le regressioni importanti, stabili e progressive devono indurci a parlarne con il pediatra e ad effettuare una visita dal  neuropsichiatra infantile e da psicologhe dell’età evolutiva che somministreranno dei test adeguati per le diverse età del bambino. Attenzione, in genere questo caso, prima si interviene con un programma psicoterapeutico e a volte farmacologico da parte di operatori qualificati, migliori saranno i risultati positivi.

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