Educhiamo i bambini al dialogo!

Dopo le richieste di alcune associazioni contro la violenza educativa ordinaria, il Consiglio d’Europa ha rivisto la sua posizione sul Time Out, aprendo così la strada a nuovi orizzonti educativi.

“FILA IN CAMERA TUA”: CHE COS’È IL TIME OUT

La punizione del Time Out, conosciuta in Italia con la formula del “Basta, fila in camera tua”, prevede che il bambino resti del tempo da solo dopo aver attuato un comportamento sbagliato. Questo tipo di atteggiamento divide le persone tra chi sostiene che porti il figlio a diventare riflessivo e collaborativo e chi, come Stop Veo, invece ritiene che sia irrispettoso.

Stop Veo è un’associazione che da anni lotta per combattere la violenza educativa ordinaria, ovvero quelle pratiche da sempre socialmente accettate come gli schiaffi, i ricatti, le punizioni, le minacce e le sgridate pesanti. Ed è proprio quest’associazione che ha richiesto al Consiglio europeo di rivedere la sua posizione sul tema del Time Out.

TIME OUT: LA POSIZIONE DELL’EUROPA

Alla richiesta di rivedere la posizione sul tema del Time Out, il Consiglio d’Europa ha così risposto: «Bisogna reagire al comportamento scorretto con spiegazioni e in modo non aggressivo, evitando castighi come il time out».

Le raccomandazioni del Consiglio d’Europa sull’educazione dei figli aprono quindi nuovi orizzonti educativi: il castigo, le punizioni e le sgridate pesanti vengono considerati “obsoleti” e lasciano posto a parole gentili e dialoghi costruttivi.

Questo perché un’educazione basata sul rispetto e non sulla violenza fisica e verbale rende la famiglia un luogo sereno e sicuro in cui è sempre bello tornare. Evitando così possibili ripercussioni future sul pensiero e l’atteggiamento del bambino.

NO AL “BASTA, FILA IN CAMERA TUA”: LE STRADE ALTERNATIVE

Evitare punizioni e castighi non significa essere permissivi su qualsiasi cosa, ma piuttosto rispettare il bambino o il ragazzo e favorire un dialogo costruttivo. Come evitare quindi di dire “Basta, fila in camera tua?”, di seguito alcuni suggerimenti:

  • Educare il bambino al dialogo fin dal primo giorno di vita, modulando il modo in cui si parla e spiegare loro quali sono le conseguenze delle sue azioni mantenendo però un atteggiamento neutro.
  • Osservare il bambino e assecondare la sua naturale crescita, comprendere i suoi interessi e fornire le giuste risposte.
  • Il cervello di un bambino e di un ragazzo fino a 20 anni non è guidato dalla razionalità, ma del desiderio, dalle emozioni e dalla curiosità personale. Quando si interagisce con loro bisogna tener conto che non pensano ancora come degli adulti e che i loro comportamenti non solo “solo capricci”, ma bisogni di crescita.
  • Ai bambini e ragazzi manca l’esperienza per affrontare il mondo, mostriamo quindi loro quella che reputiamo la strada corretta e forniamo il nostro bagaglio di esperienza, anche quando da adolescenti metteranno in discussione tutte le nostre indicazioni.
  • Evitare le bugie, bambini e ragazzi non hanno bisogno di essere imbrogliati: spieghiamo la verità e rassicuriamoli.
  • Anticipare i grandi cambianti fornendo loro il giusto modo di approcciarsi ad esso.
  • I genitori non devono essere amici. Sono due ruoli distinti e separati: il genitore deve educare, mostrare e far crescere, l’amico condivide con lui le stesse scoperte.

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