Amico immaginario dei bambini: perché è importante?

Quante volte vi è capito di osservare un bimbo che porge una tazzina giocattolo al vuoto oppure di ascoltarlo mentre ci racconta le mirabolanti avventure vissute insieme ad un bimbo che non figura né tra gli amichetti dell’asilo né tra quelli a noi conosciuti? Ecco in tutte queste occasioni i bambini stavano dando la stura alla loro straordinaria immaginazione giocando appunto con un amico immaginario. Queste figure iniziano ad essere presenti verso i due o tre anni ed è una situazione molto comune: l’amico immaginario è l’ascoltatore paziente, quello che (a differenza degli adulti) non si stanca mai di giocare con il bimbo, interessato a tutto quello che fa o dice. Inoltre le risposte dell’amico immaginario sono sempre adatte alle capacità cognitive del bambino.
A volte questi amici sono molto simili al bimbo, a volte possono avere caratteristiche di bambini che lo hanno colpito nel tempo: col tempo anche l’amico immaginario cresce e può arrivare ad avere una personalità anche piuttosto complessa. Ma il bambino pensa che l’amico immaginario sia reale? In realtà no: lui è ben consapevole del confine tra realtà e finzione. L’amico è presente quando serve e lui non si fa troppe domande.

Ma a cosa serve un amico immaginario?

L’amico immaginario è solo un passatempo o ha una sua funzione? Anche se sembra difficile crederlo, ci sono molti aspetti della vita del bambino in cui l’amico immaginario ha un ruolo positivo:  lo aiuta a strutturare la sua realtà interna, i suoi pensieri, le sue fantasie con la successiva appropriazione della realtà esterna (il mondo fisico e degli altri esseri umani). Gli permette poi di mentalizzare, ovvero riconoscere e attribuire stati mentali (pensieri, emozioni ecc) a sé e ad altri, componente importante dell’intelligenza emotiva. Insieme all’amico immaginario può elaborare la propria identità personale e di acquisizione del riconoscimento di una diversità di pensiero e di intenzioni degli altri rispetto al proprio pensiero e alle proprie intenzioni. Grazie all’amico immaginario si impara a riconoscere il rapporto emotivo tra sé e gli altri e ad accettare esigenze diverse dalle proprie. È insomma una creazione positiva perché è un aiuto a esternare prima di tutto al bambino stesso emozioni, paure eventuali, preoccupazioni, scoperte, gioie. Un amico immaginario fa tutto quello che il bambino pensa che lui faccia, lo consola, non lo fa sentire solo. È insomma importante che anche noi riusciamo ad accettare (anche se a volte può sembrarci strano) l’amico immaginario dei nostri figli, e lasciamo loro il giusto spazio emotivo e mentale per vivere questa esperienza. Non poniamo loro “noiose” domande da adulti, ma limitiamoci a interagire e giocare con loro: i piccoli ce ne saranno grati!

Vuoi approfondire questa tematica? Chiedi informazioni alla Psicologa Dottoressa Cristina Formiconi.

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