Il terrore notturno, come il sonnambulismo, è una parasonnia, ovvero una perturbazione del sonno non legata ad una patologia specifica. N soffre circa il 3% dei bambini (più maschi che femmine) e in genere scompare in adolescenza.
Terrore notturno: come si manifesta?
Sono crisi che spaventano profondamente i genitori, specialmente la prima volta. Il bambino urla di notte, gli occhi sbarrati o chiusi con forza, può essere pallido, ansimare, avere la frequenza cardiaca alta. Piange e grida facendo movimenti scomposti e se il genitore cerca di intervenire peggiora la situazione spaventando ancora di più il bambino. Queste crisi possono durare fino ad una mezz’ora (che per il genitore possono sembrare ore) ma se il bambino alla fine si sveglia o quando si sveglia al mattino, non ricorda nulla.
Terrore notturno: si può fare qualcosa?
Può sembrare difficile da accettare, ma in caso di terrore notturno è meglio non fare nulla: non bisogna toccare il bambino, ma fare attenzione a che non si faccia male in maniera inconsapevole. Inutile farlo ragionare, cercare di svegliarlo (può anzi avere un impatto peggiore). Parlategli invece con voce bassa e tranquilla. Traumatico sarebbe il risveglio, non la crisi, di cui lui non conserva memoria.
Il terrore notturno è quindi è un’attivazione del sistema limbico non causata da vissuti emotivi che non ha niente a che vedere con i traumi, non dà conseguenze e non è patologica. Cerchiamo solo di stare vicino al nostro bimbo e tutto passerà velocemente.
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