DSA: che fare dopo la diagnosi?

Il nostro terzo appuntamento con la DSA chiude il discorso su questo tema così importante per i nostri bimbi.

DSA: parliamo di numeri!

Si stima che il disturbo interessi il 3-4% della popolazione scolastica, che tradotto significa più di un milione e mezzo di bambini e ragazzi. Pertanto, è probabile che almeno un bambino per classe possa essere affetto da tali difficoltà. Da sottolineare che i dati potrebbero essere sottostimati, dato che solo da pochi anni si è arrivati a criteri condivisi per la definizione di tale categoria diagnostica.

A chi rivolgersi per la diagnosi DSA

Per richiedere una diagnosi di disturbo specifico di apprendimento bisogna rivolgersi alla ASL o a strutture private con accreditamento DSA, strutture cioè che siano autorizzate a livello regionale a rilasciare le diagnosi.

DSA: cosa fare dopo la diagnosi?

Una volta rilasciata la diagnosi (dalla ASL o da privati), essa va consegnata alla scuola in modo da attuare quanto indicato dalla legge 170/2010: viene redatto il PDP (Piano Didattico Personalizzato), un documento che tutela il diritto allo studio dei bambini e dei ragazzi con DSA attraverso l’osservazione di accorgimenti e strumenti specifici (computer con lettore vocale, mappe concettuali, calcolatrice, ecc.) che assicurino il successo scolastico dell’alunno con certificazione. Va chiarito che in caso di diagnosi di DSA non viene assegnato un insegnante di sostegno e non vi è la modificazione degli obiettivi da raggiungere al termine dell’anno scolastico. Inoltre, gli strumenti compensativi citati dalla legge 170 non sono da intendersi come facilitatori, in quanto non riducono il carico cognitivo del compito, ma aggirano le specifiche difficoltà che incontra l’alunno. Se utilizzati in maniera efficace, individualizzata e strategica, diventano fondamentali per accompagnare i ragazzi in un percorso di autonomia ed espressione del proprio potenziale.
Per concludere, come è riportato nel sito Associazione Italiana Dislessia: “Leggere, scrivere e calcolare per noi sono atti così semplici ed automatici che risulta difficile comprendere le difficoltà che riscontrano i bimbi o i ragazzi dislessici. Spesso questi ragazzi vengono erroneamente considerati svogliati e la loro intelligenza spiccata dà il via a valutazioni come è intelligente ma non si applica.”
I disturbi specifici di apprendimento non “guariscono”, perché non si tratta di una malattia, ma possono essere “compensati” adeguatamente laddove ci sia una perfetta sinergia tra le varie realtà che ruotano intorno al bambino o ragazzo.
Compito della scuola è dunque quello di individuare precocemente casi di sospetto DSA per avviare il processo diagnostico e lavorare insieme alla famiglia, agli educatori e ai clinici per assicurare la realizzazione personale e lavorativa dei bambini e ragazzi con disturbo specifico dell’apprendimento.

Vuoi approfondire questa tematica? Chiedi informazioni alla Logopedista Dottoressa Paola Vitali.

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